Se decido di fare qualcosa in cucina, provo e riprovo una ricetta fino a trovare quella che a parer mio è la migliore.
E’ accaduto tanti anni fa per il ciambellone, per la torta di mele, per l’arrosto, per ogni tipo di pietanza immaginabile, soprattutto se questa viene ripetuta spesso. Questa ricerca è stata fatta soprattutto per le chiacchiere, ne ho mangiate e preparate tante ma nessuna mai mi ha soddisfatta, premettendo che tra tutta la varieta dei dolci esistenti nel mondo, gli unici che non amo in modo particolare sono i dolci fritti.
Quindi trovare la miglior ricetta non è stato semplice, tutte le chiacchiere che mangiavo erano insulse, la sfoglia non aveva alcun gusto, la predominante principale era quel vago odore di olio, che forse solo lo zucchero a velo riusciva un po a mascherare, oppure ho mangiato chiacchiere che altro non erano che la ricetta delle nostre cartellate, dolce tipico pugliese, ma senza l’aggiunta di vin cotto o miele.
Invece quando anni fa mia madre fece queste l’approvazione fu unanime, venne salvata ( si direbbe oggi, usando il linguaggio tecnico a quale oramai siamo abituati, su un file, ma un po di anni fa, lei questo salvataggio lo fece ricopiandola sul quaderno delle ricette) e da allora è finita la ricerca della chiacchiera perfetta….
Questo impasto ha bisogno di riposare per una notte intera, quindi consiglio di prepararlo di sera, di riprenderlo il giorno dopo e di procedere con la ricetta. Due consigli, lavorate la sfoglia fino a quando la vedrete liscia e scoppietta, segno che è pronta, secondo consiglio, l’olio deve essere caldo, a giusta temperatura di fritttura, e una volta immerse le chiacchiere tirarle su chiare, anche se vi sembreranno morbide, induriscono dopo pochi secondi, una frittura scura è inacettabile per l’occhio e per il palato.
Mi scuso per la qualità delle foto fatte durante la preparazione della sfoglia, ma quel giorno, sono state fatte a casa di mamma, mi sono dimenticata della mia fotocamera, e mi sono dovuta accontentare dell’Iphone…